Può un auto in soli due anni di messa in commercio diventare simbolo di una generazione intera ed entrare prepotentemente nella cultura popolare? La risposta è Aston Martin DB5.
Made in United Kingdom… più o meno
Ci troviamo nel 1963 quando la Aston Martin aveva bisogno di rinnovare il suo modello di punta, la DB4. L’obiettio del rinnovo è principalmente quella di non dover stravolgere la linea, ancora valida, e la meccanica, sempre prestazionale del precedente modello. Quindi la casa inglese optò in una soluzione votata ad un bel rinnovamento del modello esistente. Chi si occupò del progetto e della produzione della nuova auto? Incredibile ma vero, la carrozzeria fu progetta nella nostra Italia dalla Touring mentre la costruzione fu sotto la responsabilità Tickford. Furono prodotte solamente 1.033 esemplari visto che la produzione va dal numero di telaio DB5C/1251 al DB5C/2275.
La dotazione tecnica
Rispetto al modello DB4 il motore 6 cilindri in linea bialbero tutto in lega leggera venne modificato aumentando la cilindrata per ottenere una maggiore elasticità di funzionamento. Infatti l’aumento della cubatura, passata da 3670 a 3995 cm3, non aumentava di molto la potenza ma la coppia motrice ebbe un incremento del 5% a tutto vantaggio della regolarità e della progressività. Il motore era sempre alimentato da 3 carburatori SU che producono una potenza di 282 CV (210 kW), portando l’auto ad una velocità massima di 240km/h (149 MPH).
La “macchina di James Bond”
L’agente 007 e l’Aston Martin cosa hanno in comune? In realtà tutto. La DB5 divenne l’auto di riferimento per l’agente con licenza d’uccidere. La prima apparizione risale al 1964 con l’uscita nelle sale dell’immortale pellicola “Goldfinger” quando l’agente segreto James Bond aveva il volto di Sean Connory. L’auto comparve anche nel film successivo per poi sparire e tornare trent’anni dopo nel 1995 con Pierce Brosnan in GoldenEye. Da quel momento in poi, l’Aston Martin DB5 divenne l’auto fissa dell’agente segreto più popolare del cinema mondiale.